21 febbraio 2009
Gentile Padre,
sono una donna straniera residente in Italia da quasi vent'anni. Lavoro e risiedo a Milano e verso le mie tasse al comune di Milano, alla regione Lombardia ed allo Stato Italiano. Ormai mi considero italiana ed i miei figli frequentano le scuole italiane. Qualche giorno fa al mio figlio maggiore, che frequenta con profitto le superiori, è arrivata una lettera della Curia con la quale lo si informa che: «Forse sei un po' a disagio in Italia, non conosci le persone, la lingua, alcuni modi di vivere. La nostra storia è profondamente segnata da quasi 2000 anni di religione cristiana cattolica..». Quindi lo si invita a frequentare le lezioni scolastiche di religione, informandolo che esiste una materia «che può aiutarti a conoscere il pensiero e la storia della Chiesa. Se ritieni giusto partecipare, sarai ben accolto. Non sei obbligato, tanto meno a diventare cristiano» (e meno male!) ma che «questo corso vuol arricchire le tue conoscenze e portarti a comprendere meglio la tua religione e quella del paese che ti accoglie. Potrai affrontare tanti problemi, tra cui il razzismo e la tolleranza».
Io non voglio contestare che con le mie tasse si paghino insegnanti di religione segnalati dalla Curia e che non hanno fatto alcun concorso pubblico per accedere a posti di ruolo statali, mentre il ministro Brunetta non perde occasione per fare le pulci a tutti gli altri dipendenti pubblici italiani. Mi chiedo solo per quale motivo mio figlio per sentirsi italiano, cioè per sentirsi parte di uno stato ufficialmente laico, debba conoscerne la religione e non la Storia, la geografia, la Costituzione, i veri valori fondanti. Io credo che mio figlio possa sentirsi più italiano studiando approfonditamente, per esempio, la storia del Risorgimento invece che le parabole di Gesù, mentre purtroppo Garibaldi viene liquidato in due paginette che si fanno frettolosamente a fine anno.
Io credo che in questi tempi di crisi i soldi spesi per pagare gli insegnanti di religione potrebbero essere investiti per migliorare le condizioni scolastiche, per ristrutturare la scuola, per comprare qualche libro in più, per migliorare il vitto dei bambini.
Inoltre mio figlio spesso si sente escluso non perchè di religione diversa ma perchè i suoi compagni di scuola lo prendono in giro per il diverso colore della pelle. Non sarà il caso di mandare quella lettera anche ai suoi compagni di scuola ed alle relative famiglie, visto che forse sono loro che devono affrontare il problema della tolleranza e del razzismo?
Con stima immutata,
Amina
Gentile Padre,
sono una donna straniera residente in Italia da quasi vent'anni. Lavoro e risiedo a Milano e verso le mie tasse al comune di Milano, alla regione Lombardia ed allo Stato Italiano. Ormai mi considero italiana ed i miei figli frequentano le scuole italiane. Qualche giorno fa al mio figlio maggiore, che frequenta con profitto le superiori, è arrivata una lettera della Curia con la quale lo si informa che: «Forse sei un po' a disagio in Italia, non conosci le persone, la lingua, alcuni modi di vivere. La nostra storia è profondamente segnata da quasi 2000 anni di religione cristiana cattolica..». Quindi lo si invita a frequentare le lezioni scolastiche di religione, informandolo che esiste una materia «che può aiutarti a conoscere il pensiero e la storia della Chiesa. Se ritieni giusto partecipare, sarai ben accolto. Non sei obbligato, tanto meno a diventare cristiano» (e meno male!) ma che «questo corso vuol arricchire le tue conoscenze e portarti a comprendere meglio la tua religione e quella del paese che ti accoglie. Potrai affrontare tanti problemi, tra cui il razzismo e la tolleranza».
Io non voglio contestare che con le mie tasse si paghino insegnanti di religione segnalati dalla Curia e che non hanno fatto alcun concorso pubblico per accedere a posti di ruolo statali, mentre il ministro Brunetta non perde occasione per fare le pulci a tutti gli altri dipendenti pubblici italiani. Mi chiedo solo per quale motivo mio figlio per sentirsi italiano, cioè per sentirsi parte di uno stato ufficialmente laico, debba conoscerne la religione e non la Storia, la geografia, la Costituzione, i veri valori fondanti. Io credo che mio figlio possa sentirsi più italiano studiando approfonditamente, per esempio, la storia del Risorgimento invece che le parabole di Gesù, mentre purtroppo Garibaldi viene liquidato in due paginette che si fanno frettolosamente a fine anno.
Io credo che in questi tempi di crisi i soldi spesi per pagare gli insegnanti di religione potrebbero essere investiti per migliorare le condizioni scolastiche, per ristrutturare la scuola, per comprare qualche libro in più, per migliorare il vitto dei bambini.
Inoltre mio figlio spesso si sente escluso non perchè di religione diversa ma perchè i suoi compagni di scuola lo prendono in giro per il diverso colore della pelle. Non sarà il caso di mandare quella lettera anche ai suoi compagni di scuola ed alle relative famiglie, visto che forse sono loro che devono affrontare il problema della tolleranza e del razzismo?
Con stima immutata,
Amina
Puona tonna,
lettera est infiata a tuo figlien e no a te, kvinti io no kapisce tu ti kosa ti impiccia. No sa ke no è pello leccere posta altrui? Forse tu tonna stranieren fuole inpetire a cittatinen italianen ti essere patronen a kasa propria e ti instauraren stato konfessionalen ke loro preferisce? Anke io stranieren in Italia ma no fa nulla per kontestaren scelte ti loro kiesen katoliken, anzi io fa parte ti ela. Io rikorta te ke a Recione Lomparta komanta Komunione Und Liperazionen: Komunione kon Tio und Liperazione ta laiken pensieren. Se tu no konkorta tu lipera ti tornare in tuo paesen e amen!
lettera est infiata a tuo figlien e no a te, kvinti io no kapisce tu ti kosa ti impiccia. No sa ke no è pello leccere posta altrui? Forse tu tonna stranieren fuole inpetire a cittatinen italianen ti essere patronen a kasa propria e ti instauraren stato konfessionalen ke loro preferisce? Anke io stranieren in Italia ma no fa nulla per kontestaren scelte ti loro kiesen katoliken, anzi io fa parte ti ela. Io rikorta te ke a Recione Lomparta komanta Komunione Und Liperazionen: Komunione kon Tio und Liperazione ta laiken pensieren. Se tu no konkorta tu lipera ti tornare in tuo paesen e amen!
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