giovedì 2 aprile 2009

Il primo furto non si scorda mai (Otello)


Il primo furto, come ho detto ieri, è un po' come il primo amore: nun si scorda mai. Lo cantava anche il dottor Jannacci.

Il mio primo furto, e parlo di furto serio, non le cazzatelle da quattro fusaje che fanno tutti i regazzini, lo feci come qualunque novizio che voglia imparare l'antica arte dello sgobbo, cioè cominciando dal gradino più basso, gradino che non mancava di difficoltà e responsabilità.
Ero il palo.

Ciancone e Cianchetta erano due fratelli, tipi sverti de mano usi a fare le serenate cor paletto, cioè esperti nell'aprire i negozi col piede di porco. Il cognome vero era La Cianca ma li chiamavano così perchè tanto era alto e grosso il primo, così era rachitico e rincagnato il secondo. De solito lavoravano con un palo fidato, tale Secco, tarmente bravo che sarebbe passato inosservato anche vestito de bianco a un funerale. Solo che Secco passò inosservato anche sulle strisce pedonali e 'na Cinquecento je diede na botta da mandarlo direttamente ar San Camillo.
Ciancone e Cianchetta avevano bisogno d'aiuto per sgombrare un magazzino di laterizi e così me vennero a cerca'. Me conoscevano perchè avevo cercato di vendere alla loro mamma un cane bastardo raccolto per strada che avevo accuratamente ritinto de bianco e de pallini neri pe fallo sembra' un dalmata de razza, ma loro anche se nun erano animalisti manco pè gnente se n'accorsero subito e me corcarono de botte, prendendosi anche il cane a gratis.

Lo sgobbo non era difficile, se trattava solo de guardasse attorno e de fa' un fischio e dasse a rotta de collo se passava qualche sbirro.

L'intrallazzo era alla periferia della Magliana, in un punto con poche case ed altre che stavano ancora costruendo. Ciancone e Cianchetta avevano adocchiato un deposito di materiale bello grosso di un cantiere di lavori tra i più imponenti della zona. Rompere i lucchetti e infilarsi dentro col camion fu na fesseria. Io stavo fuori, all'angolo dove potevo vede' più strade in contemporanea, de fianco a un'edicola votiva con dentro na statuina della Madonna, brutta che me pareva Maradona.

"Bono!" Pensai. "Così se passa quarcuno posso fà finta di stare a prega'!"

Nun finisco manco di pensallo che passano du vecchiette incartapecorite, sicuramente evase da un cimitero in un attimo de distrazione der custode, che me fissano co sospetto, come cani da guardia davanti ar cancello de 'na villa mentre passa er postino. Io subito fingo de biascica' na preghiera, però sottovoce che non è che me ne ricordassi così tante. Loro se guardano, poi me fissano, poi s'ariguardeno, m'arifisseno, e io me comincio a innervosi'. Me faccio rosso, sudo, me guardo attorno. Sarà stato er core che me batteva forte in petto, sarà stata la testa che andava per li cavoli sua, sarà stata la tensione per il debutto in società, ma cominciai a recita' preghiere inventate dicendo fesserie così grosse che le due vecchiacce me beccarono subito.

"Ma che sta a ffà quello là?"

"De certo nun sta a pregà! Nun conosco nessuna orazione che dice San Gaspare e Giacobbo nun fà sgamà lo sgobbo!"

"Cci sua! Ma che, stanno a rubbà?"

"E certo che stanno a rubbà!"

Mortacci loro, cominciarono a strillare come due sirene d'ambulanza, ed io non riuscivo manco a fischiare, tanto la bocca mi era diventata secca dalla paura. Feci 'na corsa fino al deposito che i due fratelli stavano espropriando e arrivato all'ingresso feci giusto in tempo a scansarmi dal camion, che uscì a tutta velocità. Ciancone e Cianchetta avevano sentito gli strilli delle due bigotte e senza aspettare altri segnali si erano subito dati, senza manco caricarmi con loro.

Nel frattempo era corsa per strada altra gente, richiamata dalle due befane, e me misero in mezzo per menarme, come se j'avessi messo la mano in tasca a loro, uno per uno. Pareva 'na strada mezza deserta, nun me capacitavo da indove sortisse fora tutta quella marmaja.
Me menarono talmente tanto che quanno arrivarono gli sbirri me sentii sollevato.

L'avvocato mio usò i miei lividi per dimostrare che ero stato investito dal camion dei ladri che scappavano, e quella era la prova che non potevo avere niente a che fare con loro. Quali fiji de 'na mignotta sarebbero scappati in camion senza raccogliere il complice? A parte i fratelli La Cianca, se capisce...

Dei testimoni, poi, nessuno aveva avuto il coraggio di ammettere di avermi menato, per non rischiare un'incriminazione per lesioni, per quanto di uno zozzo ladro. Il pubblico ministero s'era quasi convinto ma all'avvocato mio nun bastava e volle metterci il carico, come ho già detto ieri.

Quella volta Regina Coeli nun la vidi, ero novizio e me diedero la condizionale, ma la lezione la imparai: se proprio bisogna rubbà meglio fallo con chi ci si fida ciecamente, evitare come la peste le coppie di fratelli ladri e di vecchie baciapile.
Amen.

Otello Scaccabarozzi

Nessun commento: