venerdì 5 dicembre 2008

Italia, provincia del Vaticano

L'arresto di due marocchini, sospettati di progettare attentati terroristici ai danni dei sacri supermercati italiani, ha risvegliato le coscienze civili ed ha riproposto l'annosa questione delle fedi, diverse da quelle cristiane, professate sul suolo patrio.

Per l'intelligencija politica nostrana non sono da sottovalutare questi strani luoghi di culto, le moschee, dove non si comprende quanto dicano i frequentatori e quindi qualcosa di losco dev'esserci di sicuro.

Con la mente sono volato a qualche settimana fa, quando, in quel di Sesto San Giovanni, mentre ero in fila al banchetto dove firmare per il referendum contro il Lodo Alfano, mi giungevano le stridule voci di un megafono attraverso il quale gli attempati attivisti di Alleanza Nazionale, al coperto del loro gazebo, invocavano un'analoga raccolta firme per scongiurare l'apertura di una moschea all'interno del comune. L'argomento dei nipotini del postfascismo in doppio petto era: non possiamo permettere che arrivino qui da noi persone che non rispettano la nostra Costituzione. Cominciare una polemica sarebbe stato fin troppo facile: chi accusa i musulmani di non rispettare la nostra Costituzione, non si sa bene in base a quale evidenza probatoria, non dovrebbe proibire la costruzione di una moschea, violando così gli articoli 3, 7, 8, 19, 20, 117/c della medesima Costituzione che garantiscono libertà di culto. Insomma non si può negare la libertà di culto agli altri, contraddicendo sicuramente la Costituzione, usando come motivazione ipotetiche violazioni della stessa Costituzione. Polemica non ci fu perchè ho sempre amato misurarmi con avversari degni di me, e francamente i signori di AN, ai miei presuntuosi occhi, non lo sono mai sembrati.

Ma il problema esiste. La difesa ad oltranza dei musulmani oltre che sterile rischia di essere un boomerang: tra di loro c'è sicuramente chi interpreta la propria fede come una Guerra Santa, ma negare la libertà di culto a tutti i musulmani solo perchè tra di loro vi è una minoranza deviata, sicuramente infinitesimale, è antistorico ed incivile, oltre che incostituzionale. Per questo l'idea di Maroni, quella luminosa di introdurre una moratoria per le moschee, come fossero mine antiuomo, o una pena di morte, è risibile. Le argomentazioni addotte sono davvero da Stato guida di nuove civiltà: "Il ministero dell'Interno ha fatto una ricognizione completa sulle moschee esistenti in Italia. Purtroppo non è mai agevole distinguere tra luoghi culto e luoghi in cui si svolgono altre attività, come anche reclutamento e la raccolta di fondi per finanziare il terrorismo e la preparazione di attentati".

Insomma l'ariano Maroni propone di mettere una pietra sulle moschee non perchè tutte coinvolte in preparazione di attentati terroristici ma semplicemente perchè lo Stato non ci capisce un tubo. Sarebbe come chiedere di mettere i sigilli a tutte le chiese d'Italia perchè in qualche sagrestia qualche prete ha inchiappettato qualche bambino. Evidentemente al ministro Maroni basta chiudere le moschee per eliminare il problema, come se l'odio dell'integralismo possa germogliare esclusivamente tra quattro mura e non addirittura esacerbarsi col divieto di culto.

Maroni ha inoltre detto: "Dire no pregiudizialmente solo perché la proposta arriva dalla Lega è il solito balletto dettato dal pregiudizio ideologico". Il ministro può stare tranquillo: la sua proposta è censurabile a prescindere. Non c'entra la danza. Pronunciata da qualunque altro italiano non avrebbe maggiore credibilità. Semmai, in sua difesa, c'è da dire che avanzata da lui desta poca sorpresa: l'avesse proposta, che so, Bertinotti, ci saremmo chiesti se per caso non si fosse bevuto il cervello. Avanzata da lui ci pare coerente col quadro generale. Infatti proprio oggi ha detto: "Scioglierò le associazioni a rischio".

Insomma pare proprio che l'unico modo per risolvere i problemi sia chiudere, mettere i sigilli, proibire. Cercare di risolvere tentando di capire di cosa si tratti, sforzandosi di comprendere cosa ci si trovi davanti, forse, è chiedere troppo.

Per la fortuna dei fratelli musulmani arriva puntuale il parere della Chiesa. Il presidente del pontificio consiglio della Cultura, oltre che star di Mediaset, monsignor Gianfranco Ravasi, interviene dichiarandosi favorevole alla costruzione di nuove moschee, ma solo a condizione che lo Stato (per fortuna italiano, non pontificio, ma tant'è...) controlli. Cosa? Che non costruiscano bombe, direte voi. No. Che non facciano politica. "Da un lato bisogna riconoscere la legittimità del luogo di culto; d'altra parte questo non deve diventare un modello diverso. (Quindi, se una moschea assume finalità politiche) eterogenee alla propria identità religiosa lo Stato esige una verifica e ha il diritto di intervenire. Io capisco che per alcune culture tante volte è difficile distinguere come distinguiamo noi, ma la nostra è una società occidentale che distingue tra ambito religioso e ambito politico, 'A Cesare quel che è di Cesare'''.

Insomma la Chiesa si propone come modello di religione che non tocchi la politica degli stati sovrani e che concede a Cesare (spero non Previti) quel che è di Cesare (spero non Beccaria). Infatti negli ultimi duemila anni mai si è assistito all'ingerenza dello Stato Città Del Vaticano nella politica italiana. Se abbiamo la legge sulla fecondazione assistita più mortificante e limitante del mondo è solo perchè il nostro legislatore ci tiene a far viaggiare in giro per l'Europa le donne sterili italiane, per migliorare la loro cultura. Se non abbiamo una legge che tuteli le coppie di fatto, specie se dello stesso sesso, è solo perchè il Parlamento italiano si sta ancora lacerando per realizzare la soluzione migliore per il nostro progresso civile. Se non esiste una legge che consenta una fine dignitosa per i malati terminali è solo perchè la nostra classe medica si ritiene in grado di risvegliare anche i morti, o se non altro di tenerseli in busta paga anche da tali. Se ogni tanto si torna a ridiscutere sulla legislazione che regola l'aborto è solo perchè le donne italiane non si sentono ancora pronte a decidere da sole per il proprio destino, e quindi amano periodicamente demandare al parlamento la soluzione delle proprie perplessità.

E, da ultimo, se lo Stato non si fa scrupoli nel tagliare centinaia di milioni di euro alla scuola pubblica, nonostante la protesta lunga ed estenuante di decine di migliaia di studenti e relative famiglie, ma gli basta una telefonata per ridare alle scuole cattoliche ciò che aveva tentato timidamente di sottrarre, è solo perchè ha ben presente su quali banchi si insegnino meglio le materie fondamentali per lo sviluppo della futura classe dirigente.

La Chiesa, in tutto questo, non ha colpa. Non confonde politica con funzione pastorale. Da a Cesare quel che è di Cesare. In questo senso, i musulmani d'Italia hanno ancora tanto da imparare.

4 commenti:

Cinziatan ha detto...

Per non parlare dei soldi (120 milioni!) pretesi per le loro scuole cattoliche, del veto alla moratoria delle pene per gli omosessuali, per l'aver snobbato i diritti dei disabili per poter rilanciare la lotta all'aborto, del testamento biologico... Vero, non fanno politica!

marina ha detto...

certo che hanno da imparare: la Chiesa romana turlupina da 2000 anni! sono professionisti
marina

Daniele Verzetti il Rockpoeta ha detto...

Quando gli islamici capiranno che possono fare le stesse cose con l'ipocrisia del potere cattolico e senza dover rovesciare il mondo si convertiranno in massa nella relilgione del Vaticano....

Anonymous ha detto...

figlio di puttana