martedì 6 febbraio 2007

Claudio Baglioni e la sua Citroen 2 cv Camilla


Qualche giorno fa, come faccio spesso per evitare il traffico, mi servivo della metropolitana di Milano per alcune faccenduole. Ero sulla linea verde, la trafficatissima arteria di ferro che congiunge come in un abbraccio due estreme periferie, quelle di Abbiategrasso e quella, più vasta, che va da Cologno a Gessate. Dopo aver percorso i cunicoli del centro città, toccando tra le altre cose le due stazioni di Milano Centrale e Lambrate, la metro verde ritorna a veder la luce del sole e percorre il suo ultimo tratto in superficie. Non è uno spettacolo esaltante vedere i quartieri dormitorio di Cascina Gobba o di Cologno Monzese, gli orripilanti palazzi mostri sorti in mezzo al niente che hanno rispettato solo la regola del profitto di chi li costruiva e non la vivibilità di chi quelle case avrebbe occupato, per la maggior parte famiglie di immigrati venuti dal sud dell'Italia o dai sud del resto del mondo, oppure dai milanesi scappati dalle follie del mercato edilizio del centro che non si sono arricchiti nella Milano da Bere e non possono permettersi di spendere 1000 euro al mese per 40 metri quadri.
Assorto, attraverso i vetri vedevo scorrere i palazzi di cemento, intervallati dalle lande più desolate, dai campi nomadi con la biancheria stesa al vento, dai cimiteri delle auto, quando tra le lamiere sparse di uno sfasciacarrozze mi parve di scorgere quella che in un tempo lontano doveva essere stata una Citroen 2 cavalli. Erano anni che non ne vedevo una, e la mente è volata subito alla mitica Camilla di Claudio Baglioni.
Quando pensiamo all'auto dei nostri sogni istintivamente la mente vola a modelli da favola: Ferrari, Mercedes, Porche, Jaguar, Lamborghini, Aston Martin, Chrysler, Rolls Royce, Volvo, Maserati, Bentley e chi più ne ha più ne metta, oppure ai modelli più raffinati di Alfa, Lancia, Bmw, Toyota, Rover, Honda e così via. Ognuno ha la propria predilezione. Eppure le vetture che nel corso degli ultimi decenni sono entrati di prepotenza nella nostra cultura e nei nostri affetti non sono quelle lussuose (eccezion fatta per l'inossidabile Ferrari) ma bensì quelle che avevano una personalità ben definita, un "carattere". Dalla Balilla alla Topolino, dal Maggiolone alla vecchia Cinquecento le vere auto storiche della nostra vita sono state le vetture piccole, affidabili, dai consumi ridotti e, perchè no, contraddistinte da linee originali che le rendessero facilmente riconoscibili e che accattivassero le simpatie della gente. Una di queste è sicuramente la Citroen 2 cavalli, la mitica 2CV.
Sino ad una ventina di anni fa, cioè fin quando sulle nostre strade se ne poteva vedere ancora qualcuna, chiunque adocchiasse una 2CV di colore verde era autorizzato a dare un pizzicotto alla persona più vicina, meglio se un amico, annunciando ad alta voce: "Dyane verde!" Si diceva che portasse fortuna...
Ma è una Citroen di un altro colore, per l'esattezza il giallo, che ha fatto sognare una marea di ragazze e ragazzi negli anni Settanta: la "Camilla" di Claudio Baglioni. E' poco più di un adolescente Claudio Baglioni quando acquista la sua prima auto: ha appena raggiunto la maggiore età e con essa la tanto agognata patente di guida, e decide così di motorizzarsi mettendo le mani su quella che non è semplicemente una quattroruote. Tettuccio apribile, linea asimmetrica al limite dell'inarmonicità, colori sempre vivaci, portiere degne di una giostrina per bambini, finestrini basculanti, grande capienza, consumi ridottissimi ed una fama proverbiale, quella cioè di avere un motore estremamente semplice e per questo indistruttibile ("non si ferma mai", si dice in questi casi): sono queste le caratteristiche che hanno fatto della Citroen 2CV un simbolo di giovanile libertà che tanto ha affascinato il giovane Baglioni.
Claudio non aveva ancora buone possibilità economiche e per rimettere in sesto la sua malmessa auto, comprata usata, arrivò addirittura a lavorare per qualche giorno presso uno sfasciacarrozze, che lo ricompensò lasciandogli portare via i ricambi che gli erano necessari per la sua Camilla.
Per quanto amata, coccolata, collezionata, ambita, un'auto è sempre stata semplicemente un mezzo di trasporto, al massimo l'oggetto di un desiderio. Con Claudio Baglioni l'auto si fa persona, amica: ha un nome di battesimo, è la complice insostituibile per le proprie scorribande, fedele compagna di viaggio, testimone dello sbocciare dell'amore per Paola, addirittura protagonista di un concept-album che ha l'impegno gravoso di essere il degno successore di Questo Piccolo Grande Amore. Infatti non ha ancora metabolizzato il folgorante successo del suo brano più famoso quando la Rca chiede a Baglioni di cominciare a lavorare ad un disco che ne ripeta il successo. In quei giorni Claudio riesce a tenere i piedi per terra, nonostante sia diventato di colpo il cantante più famoso d'Italia, solo perchè ancorato saldamente a due affetti profondi: Paola, che sposerà dopo pochi mesi, e Camilla, la sua 2CV.
La Camilla divenne tanto popolare che una delle battute preferite del cabarettista Pongo, ormai lontano da diversi anni dalle scene, era: "Negli anni settanta tutti quelli che avevano una 2 cavalli per copiare Baglioni la chiamavano Camilla; Io avevo un'amica che si chiamava Camilla e tutti la chiamavano 2 cavalli"...
Ed è Camilla la protagonista che Claudio sceglie per raccontare le sue nuove storie. Gira che Ti Rigira Amore Bello (questo è il titolo dell'album) nelle prime intenzioni doveva essere il racconto di un lungo viaggio fatto in auto, strada facendo divennero centrali non le esperienze di viaggio ma gli incontri femminili che avevano luogo durante il cammino.
Strada, viaggi e viaggiatori, spostamenti, cammino, vie di fuga, persone che si incontrano e si lasciano: è evidente che la poetica di Claudio Baglioni appare già ben definita anche nei lavori acerbi della giovinezza. Cambia il linguaggio, la musicalità, restano immutate le tematiche, i desideri, le spinte interiori. Necessariamente il ruolo di Camilla si ridimensiona ma resta una presenza costante nei brani. Nell'ascolto dell'album possiamo ascoltare il vero suono della sua messa in moto, del suo motore, della sua autoradio, della sua portiera che sbatte, e nel film tv realizzato per la Rai che segue l'uscita dell'album possiamo vederla correre attraverso i vari amori di Claudio ed addirittura vederne la fine.
Infatti, nonostante le cure amorose, Camilla raggiunge fin troppo presto l'età della pensione e Claudio non sopporta l'idea di lasciarla all'ennesimo sfasciacarrozze. Dal momento che il racconto dell'album prevede che la Camilla vada distrutta, Claudio decide di incendiarla davvero nel film tv in una sorta di rogo sacrificale, raggiungendo così la catarsi narrativa col sacrificio estremo, la cancellazione definitiva dell'oggetto amato. Camilla è cosparsa di benzina e Claudio stesso le da fuoco.
Adesso Camilla non è un mucchio di lamiere riciclato in chissà cosa, e certamente non è la Citroen che ho visto qualche giorno fa tra Cascina Gobba e Cologno, ma il suo spirito corre libero per le piste del cielo.
Negli anni successivi Claudio ha avuto auto ben più impegnative, dalla Mercedes usata su e giù per l'Italia durante il tour de La Vita E' Adesso (immortalata più volte da Guido Harari nelle foto del libro Notti Di Note) alla Porche con la quale ebbe un grave incidente nel 1990 (alla vigilia dell'uscita di Oltre), ma nessuna ha sostituito Camilla nel suo cuore e nell'immaginario dei suoi estimatori. Una "sosia" di Camilla fu fatta comparire a sorpresa nel corso dello show tv Anima Mia e quella stessa 2CV accompagnò Claudio durante i concerti di Da Me A Te negli stadi. L'effetto revival è forte e quella 2CV giallo fiammante sottolineò le canzoni storiche di Claudio facendoci sciogliere i groppi alla gola. Ci evitò la lacrima solo il pensiero che quella non era la vera Camilla ma solo una copia imperfetta. Lo sapeva bene Claudio per primo che non si lasciò coinvolgere più di tanto, almeno nelle occasioni pubbliche.
Il Viaggiatore ha cominciato il suo viaggio su una 2CV malmessa e nonostante questo la strada è stata davvero tanta, e per fortuna non si è ancora conclusa. Forse la 2CV, gialla o verde che sia, porta davvero fortuna.

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