sabato 15 novembre 2008

Sentenza di Genova: una forbiciata


Lo so, è dietrologia non suffragata da nulla. Del resto noi che non abbiamo accesso a carte, prove, reperti, testimonianze, possiamo solo interpretare. Tentare di fare come Pasolini ci ha insegnato: cercare di capire. Quindi il mio è un punto di vista parziale, opinabile, come tutti i punti di vista.

La sentenza giunta per il massacro nella scuola Diaz di Genova non è stato un colpo di spugna, è stata una forbiciata.

Non si è inteso assolvere i dirigenti della polizia per salvarli dal carcere e da un fine di carriera ignominiosa, anche se le persone in oggetto adesso ricoprono incarichi ancora più delicati e prestigiosi.

Non credo.

Secondo me si è voluto tagliare un filo. Condannare i dirigenti della Polizia poteva provare che lo scatenarsi della macelleria messicana all'interno della scuola Diaz era voluto a tavolino, che l'ordine era partito dall'alto. E chi aveva l'interesse a raddrizzare le reni di giovani votati al sacrificio pur di manifestare il proprio desiderio di vedere un mondo migliore? Un questore? Un questore si farebbe mai fatto carico di una tale responsabilità? Un questore avrebbe mai l'interesse di rischiare il proprio posto di lavoro, la carriera, addirittura la galera, per sedare una protesta?

No, certe strategie, come le esternazioni di Kossiga di questi ultimi giorni ci hanno confermato, sono puramente politiche. E di che tipo di politica è noto.

All'epoca il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi. Da più fonti si è saputo che quella notte alla Questura di Genova c'erano il ministro degli interni Giuseppe Pisanu ed il vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini. Il centro di potere era il medesimo di questi giorni, e mai periodo poteva essere più propizio per attendere la sentenza in questione.

La sentenza ha tagliato, come un colpo di forbici, il filo rosso (pardon, nero) che dall'ultimo dei poliziotti coinvolti poteva far salire più in alto, molto più in alto. Meglio dare la colpa a qualche poliziotto troppo zelante. Facinoroso, direbbero i nostri politici.

Spero solo in una cosa: che le "forse di Polizia", di fronte ad esempi del genere, qualora si trovino di nuovo nella condizione di dover obbedire ad un ordine di questo tipo, si ricordino che se le cose dovessero andare male si potrebbero ritrovare a doversi far carico delle intere conseguenze. Meditate gente in divisa, meditate.

2 commenti:

Pietro ha detto...

Le forze della polizia devono obbedir tacendo ed è ancora lontano il tempo in cui le persone con la divisa saranno liberi di pensare e agire.

Irnerio ha detto...

Processo giusto o processo farsa, se c'è una vicenda per la quale non si può certo dire, come ha detto Gasparri, che "la polizia ne esce a testa alta" è proprio la vergogna infinita di Genova 2001.
E non posso fare a meno di sospettare che coloro che lo dicono siano anche gli ispiratori del comportamento della polizia durante i recenti fatti di Piazza Navona.
E della simpatica "visita guidata" notturna negli studi Rai di "Chi l'ha visto?" del 6 nov.